L’ecologismo si basa sulla valorizzazione della biodiversita’ , da intendersi con essa la complessita’ della natura e delle forme viventi .
Un ecologista ha una cultura della complessita’ , rifiuta la divisione della realta’ secondo categorie in graduatoria, alcune subordinate ad altre, ecco perche’- per semplificare- un ecologista non ritiene che l’uomo possa sfruttare l’ambiente o gli animali per i propri scopi.
La cultura della complessita’ ci impone di trattare un problema secondo tutti i suoi aspetti cercando di salvaguardare i diritti di tutte le parti coinvolte Ecco perche’ – noi non possiamo schieraci dalla parte di chi ( tutti o quasi) dicono che non si puo’ chiudere l’ILVA di Taranto perche’ si rischia di far perdere lavoro alle persone. Persone che dichiarano- ed e’ drammatico_ “ meglio morire che perdere il lavoro”.
Noi ecologisti di oggi- tutt’altro che naives- sappiamo quanto conti il lavoro per la dignita’ e la tranquillita’ umana , ma al tempo stesso non possiamo scambiare cadaveri con posti di lavoro. Quindi , noi siamo obbligati a prendere in solitaria la strada piu’ difficile , non demagogica , non troppo breve ,la piu’ onerosa ma certamente la piu’ responsabile : quella che rifiuta il ricatto “morte o lavoro” e che regge la sfida di obbligare l’impresa a metodi produttivi che rispettino le vite umane e e l’ambiente. Questo ci distingue dai sindacati , dai Gasparri , dai Passera , dai Bersani , dai Vendola, e dagli opinionisti “per lo sviluppo”.
Anche i mass-media, come al solito, ci riservano un trafiletto striminzito , tanto per dare una voce diversa: la voce degli ambientalisti che, come al solito, difendono le piante e il mare dal” fantomatico” spettro dell’inquinamento a discapito del lavoro e quindi del pane per migliaia di famiglie .Mass-media che non hanno orecchi per ascoltare (casomai fossero interessati/in grado di capire) la proposta economica nuova che ci porietta nel futuro verso una economia piu’ solida, che non sacrifica vite umane.
In questo clima di crisi economica pesante, reale e drammatica, e’ difficile pretendere da chi lotta per arrivare a fine mese di ascoltare un progetto per un nuovo futuro: la posizione degli ecologisti e’ faticosa e faticosamente comprensibile, ma non possiamo rinunciare alla nostra coerenza di pensiero e di azione politica , anche se i tempi non sono maturi per una visione cosi’ avanzata e lungimirante. Cedere ai ricatti e’ sempre comunque una sconfitta : si spostano solo i problemi nel tempo, con l’aggravante che il ricattatore esce sempre piu’ rafforzato da ogni sua vittoria, per cui credo che l’Ilva debba essere messa di fronte in modo energico alle sue responsabilita’, ma ancora di piu’ costretta invertire la rotta .
Se poi fossimo in mano ad una politica capace e responsabile sapremmo comunque come uscirne , anche ristrutturando la manodopera, convertendola ad opere importanti come la bonifica del suolo: salveremmo capra, cavoli, lavoro,vite e ambiente.
Ma questa e’ un’altra storia che ahime’ non mi pare appartenga all’Italia di ora
Elisabetta Patelli
Ecologisti e Reti civiche della Lombardia